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Patologie

Nel nostro Centro cerchiamo di risolvere ed aiutare le persone affette dalle seguenti patologie:

Artrosi - Cellulite - Tendinite - Pubalgia - Gonalgia - Sindrome femoro-rotulea - Sindrome bandelletta ileo-tibiale - Sindrome del piriforme - Cervicalgia - Lombalgia - Sciatalgia - Distorsione caviglia - Periartrite scapolo-omerale - Epicondilite - Epitrocleite - Tunnel carpale - Fascite plantare - Alluce valgo - Infiammazione tendine d'Achille - affaticamento muscolare - contrattura muscolare - stiramento muscolare - strappo muscolare


DISTORSIONI
CONTUSIONI
LUSSAZIONI
LESIONI DEI MUSCOLI (strappo muscolare - stiramento muscolare - crampo - infiammazioni muscolari - contratture muscolari)

(stiramento, strappo, contratture si verificano per queste tre condizioni:
troppo velocemente
troppo intensamente
troppo prolungata nel tempo)


DISTORSIONI


Nella distorsione viene ad essere oltrepassato il limite massimo del gioco articolare. Ne consegue di solito, uno stiramento o addirittura una lacerazione dell'apparato capsulo-legamentoso, a cui si accompagna un'emorragia.
Per avere un quadro preciso del grado di gravità della lesione ed escludere una compromissione scheletrica, viene praticata un'indagine radiologica attraverso cui, in certe circostanze, può essere anche stabilita l'esistenza di una lesione legamentosa.

A seconda della distorsione, deve essere osservata un'immobilizzazione, mentre le altre parti del corpo devono essere subito sottoposte ad un trattamento di ginnastica medica.

Immobilizzazione in posizione elevata per favorire il circolo di ritorno.
I muscoli delle articolazioni vicine devono essere subito massaggiati.

Dopo circa 14 giorni eventuali aderenze verranno trattate con frizioni mirate.

Nello stadio acuto, possono essere impiegati impacchi, bagni o fasciature fredde.

                                           RIABILITAZIONE CAVIGLIA DOPO DISTORSIONE

Per una corretta riabilitazione della caviglia, è molto importante conoscere il grado di distorsione da parte dell'ortopedico sapendo che esiste un grado I, II e III. Una buona riabilitazione serve a prevenire il dolore cronico e l'instabilità.

Nelle distorsioni di grado I è sufficiente seguire il protocollo P.R.I.C.E.M:

- (Protection): tutore tipo cavigliera
- (Rest): riposo limitando il carico
- (Ice): ghiaccio 20 minuti 3 volte al giorno x 4-5 giorni per ridurre il gonfiore
- (Compression): bendaggio compressivo funzionale per l'edema e l'immobilizzazione della caviglia
- (Elevation): tenere l'arto sollevato sopra il cuore per le prime 48 ore
- (Mobilize): esercizi di mobilizzazione

Il gonfiore di solito va via in pochi giorni.

Per un grado II, andrà seguito il protocollo P.R.I.C.E.M. associato ad una fase più lunga di immobilizzazione (2 settimane). Sarà utile eseguire della fisioterapia per ridurre l'edema e il dolore (Tecarterapia, Laser, Ultrasuoni, Massoterapia) e successivamente per circa 1 mese dedicarsi a della terapia fisica di stretching, propriocezione e rinforzo muscolare).

Le distorsioni grado III sono molto a rischio instabilità cronica. In questi casi l'immobilizzazione dovrà essere più prolungata (30 gg) in tutore e considerare una fisioterapia aggressiva per almeno 2 mesi.

Ogni lesione legamentosa richiede la riabilitazione, altrimenti il rischio di instabilità e dolore cronico diventa elevato. Nelle distorsioni grado II e III la riabilitazione richiede 3 fasi.

- Fase 1: include riposo, e proteggere la caviglia riducendo l'edema
- Fase 2: include il recupero della flessibilità della caviglia, l'articolarità e la forza
- Fase 3: include il ritorno alle attività quotidiane, ed eseguire esercizi di mantenimento seguiti da esercizi specifici per lo sport negli agonisti.

Una volta che il paziente è in grado di ritornare ad una vita normale sarebbe utile eseguire degli esercizi di rinforzo muscolare, esercizi di stretching e di propriocezione.

Gli esercizi andrebbero eseguiti almeno 2 volte al giorno.

Gli esercizi di rinforzo muscolare andrebbero iniziati quando la caviglia è SGONFIA, si è in grado di camminare senza grande dolore e l'articolarità è ripristinata.

CONTUSIONI

La contusione è causata da un'azione vulnerante sulla superficie corporea.

Si può avere una lesione delle parti molli superficiali, come muscoli e fascia, mentre a livello delle articolazioni possono essere interessati capsula e legamenti.

Una caratteristica della contusione è l'immediata comparsa di un'ematoma, ma soprattutto il dolore nella zona d'impatto, esarcerbata dalla pressione. L'emorragia può essere di varia entità, sovente l'ematoma è a sede profonda, tale da rendere difficile l'apprezzamento per quanto ampia sia la lesione.

Alleviare il dolore eliminando l'ematoma e ripristinare la completa mobilità. Eliminare eventuali aderenze, in modo da ottenere un ripristino ottimale della funzione.

Il trattamento delle contusioni delle estremità deve iniziare immediatamente.

In caso di contusioni estese, bisogna osservare il riposo al primo giorno con l'arto in elevazione; l'estremità colpita viene mantenuta in posizione sollevata per favorire il circolo refluo.

Con l'esclusione della regione colpita, può essere abbinato subito un massaggio che possa favorire il circolo refluo. Aderenze vengono combattute con il massaggio classico dopo scomparsa dello stato irritativo, al più presto dopo circa 14 giorni.

Nello stadio acuto, trattamento con il ghiaccio; il caldo, proibito sotto qualsiasi forma nello stadio acuto.
 

AVVERTENZE PARTICOLARI

Le controindicazioni riguardano il calore ed i massaggi nella fase acuta.

I massaggi energici, soprattutto in sede di forti contusioni, espongono al pericolo di ossificazioni muscolari.

Tutte le contusioni necessitano di un trattamento intensivo di ginnastica medica fino alla ripresa di allenamenti completi. Se non viene osservata una tale cautela, spesso permangono stati irritativi dolorosi nei punti di scorrimento dei muscoli o dei tendini, portando spesso a movimenti di supplenza che condizionano la capacità di prestazione dell'atleta. Provvedimenti immediati da prendere sul luogo dell'infortunio, sono l'impiego di spray, o meglio ancora massaggi con pezzetti di ghiaccio per 3-5 minuti, le fasciature compressive con imbottitura di gommapiuma, ed il rinforzo della fasciatura con strisce di cerotto, cercando di ottenere un rilassamento della muscolatura.

LUSSAZIONI

Per lussazione s'intende una dislocazione permanente dei capi ossei articolari, conseguente a una lesione grave capsulo-legamentosa. Ha una grande importanza tra le lesioni provocate dall'attività sportiva.

Si distingue una lussazione completa ed una sublussazione, in cui la perdita dei rapporti tra i capi articolari non è completa. Segni clinici sicuri sono la deformità, la cavità articolare vuota, lo spostamento della testa articolare, la rigidità elastica. Con movimenti passivi, il segmento osseo lussato può essere ridotto, cioè riportato nella sua sede normale.

Segnali che invece non indicano con certezza che l'evento si è verificato sono l'impotenza funzionale, il dolore causato dal trauma distorsivo ed il versamento ematico.

Nella lussazione si hanno frequenti lesioni delle parti molli, in particolare lacerazioni capsulari e legamentose con raccolta di sangue nel cavo articolare e nelle parti molli circostanti. Non è sempre facile una diagnosi certa, specie per le articolazioni profonde, per cui è necessario assicurarsi con un'indagine radiografica.

Le lussazioni traumatiche, per l'estensione della lesione o per incongruo trattamento, possono esitare in danno permanente a causa delle lesioni dell'apparato capsulo-legamentoso e dar luogo a lussazioni abituali, contrassegnate dal ripetersi della lussazione a seguito di particolari movimenti.
Nelle lussazioni traumatiche si possono associare lesioni di vasi e nervi, particolarmente minacciate sono le articolazioni della spalla e del ginocchio.

FINALITA' DEL TRATTAMENTO: eliminazione dell'ematoma doloroso, ripristino della completa funzionalità, irrobustimento dell'apparato muscolo-legamentoso, prevenzione delle contratture, aderenze e retrazioni capsulo-legamentose.

L'articolazione infortunata viene posta in posizione elevata.

I gruppi muscolari ipertonici sono massaggiati dopo l'immobilizzazione, con l'esclusione dell'articolazione colpita nella fase iniziale. Aderenze nel territorio della capsula e delle fasce, vengono risolte in fase successiva col massaggio.
Se persiste ancora un versamento articolare, ne può essere accelerato con il ghiaccio il riassorbimento.

LESIONI DEI MUSCOLI

I muscoli ed i tendini devono espletare compiti particolarmente impegnativi, sia nelle attività della vita quotidiana, sia in modo speciale in quelle sportive.

Il muscolo allenato, in confronto a quello non allenato, dimostra una capacità di prestazione notevolmente maggiore con un aumento della massa e del diametro. Normalmente il muscolo non lavora a pieno ritmo svolgendo tutta la sua capacità, ma si limita alla singola richiesta: prestazioni sportive possono essere raggiunte con un armonico gioco d'insieme neuromuscolare. L'improvviso deficit funzionale di muscoli, o gruppi di muscoli, a seguito di lesioni durante l'attività corporea, è di evenienza corrente in tutti gli atleti ed allenatori in attività.

Le cause sono rappresentate dal lavoro di muscoli non riscaldati, cioè non preparati, per esempio, ad improvvise ed energiche prestazioni, o a movimenti scoordinati, urti, cadute. Quali cause ulteriori si possono segnalare microtraumi, processi degenerativi ed affaticamento di tessuti già lesi. Una sproporzione fra limite di carico effettivo praticato, può portare nell'ambito attivo di locomozione, alle seguenti conseguenze:

- STRAPPO MUSCOLARE
- STIRAMENTO MUSCOLARE
- CRAMPO
- INFIAMMAZIONI MUSCOLARI
- CONTRATTURE MUSCOLARI


STRAPPO MUSCOLARE

Il muscolo in attività o in riposo, può presentare uno strappo completo o incompleto nel ventre o nei punti di inserzione suill'osso. Per lo più il muscolo si strappa in seguito ad un'esagerata iperstensione o per uno stato di impreparazione a una data richiesta. Muscoli impreparati e non allenati, così come muscoli allenati o iperallenati, si strappano con maggiore facilità. Un muscolo si può strappare anche spontaneamente a seguito di un trauma diretto, per perdita di elasticità e capacità di resistenza.

I segni clinici sono costituiti da dolore violento, avvertito come un colpo di frusta o un calcio, tumefazione ed ematoma. Può essere apprezzato visivamente e palpatoriamente un avvallamento del muscolo, mascherato subito dopo da versamento ematico. Il trattamento è per lo più conservativo. L'intervento viene eseguito in caso di strappi trasversali.

FINALITA' TERAPEUTICHE: ripristino della funzione normale, irrobustimento dei muscoli, eliminazione di aderenze.
La ginnastica medica è da iniziare subito dopo il periodo di immobilizzazione, circa tre settimane per lesioni di un certo rilievo, di pochi giorni per lesioni lievi.

L'estremità infortunata, viene posta in posizione sollevata per favorire il circolo refluo. E' necessario un avvicendamento dell'inserzione muscolare per ottenere un rilasciamento favorevole alla riparazione del tessuto muscolare.

Dopo l'immobilizzazione può essere intrapreso un massaggio classico, con esclusione della parte lesa. Aderenze vanno trattate per mezzo di frizioni locali al termine del processo di guarigione.
Nel giorno dell'incidente si ricorre ad applicazioni fredde e fasciatura compressiva.

AVVERTENZE PARTICOLARI

Controindicazioni: massaggi, aria calda e luce incandescente nella fase acuta, carico troppo precoce del muscolo leso. Se le cicatrici e le aderenze non vengono completamente eliminate, sussiste il pericolo di una recidiva. Se il muscolo è completamente riparato, può riprendere un'attività agonistica.

Profilassi: il muscolo deve essere trattato con energici esercizi di distensione e preparato con riscaldamento, rilassamento e massaggio.

NB) Se metto il dito nello strappo, quando lo tolgo, se fa ancora male è uno strappo!
       Se metto il dito nello stiramento, quando lo tolgo non fa più male!

Si parla di strappo, rottura o distrazione muscolare quando alcune fibre che compongono il muscolo si rompono o comunque viene interrotta la normale continuità ed integrità delle stesse. In genere, lo strappo muscolare è la più immediata espressione fisica di uno sforzo o di una contrazione esageratamente violenta e brusca.

L'esercizio fisico estremo, o semplicemente un movimento brusco o violento, può favorire la lesione delle fibre muscolari, fino a provocarne la rottura. Lo strappo muscolare può dunque essere frutto di scatti improvvisi, contrazioni muscolari violente, forti strette muscolari, affaticamento estremo del muscolo, sollevamento pesi ecc.. I muscoli maggiormente coinvolti negli strappi sono quelli degli arti, nonostante tutti i muscoli del corpo umano possano esserne colpiti.

Lo strappo muscolare si contraddistingue per un dolore improvviso ed acuto nella sede coinvolta, la cui intensità è proporzionale al numero di fibre rotte; proprio in funzione della quota di fibre muscolari compromesse, si distinguono gli strappi muscolari di primo, secondo e terzo grado (lesione di grave entità, in cui il paziente non è in grado di muovere l'arto o la sede coinvolta).

Oltre al dolore, lo strappo muscolare comporta EDEMA, GONFIORE, CRAMPI e SPASMI.

FARMACI PER CURARE GLI STRAPPI MUSCOLARI

Nell'evenienza di uno strappo muscolare, la prima misura terapica da considerare è l'immobilizzazione della zona colpita e l'applicazione del ghiaccio: come sappiamo, la terapia del ghiaccio, o crioterapia, è utilissima in questi casi, dato che il tessuto, a contatto col freddo, tende alla vasocostrizione, riducendo perciò l'afflusso di sangue.

Quando necessario, si può praticare una lieve compressione avvolgendo l'arto coinvolto con una benda elastica, al fine di evitare il gonfiore. Se possibile, mantenere sollevato il muscolo, per contribuire a diminuire il gonfiore e il dolore. Si raccomanda di interrompere ogni attività fisica, e di non sottoporre il muscolo a sforzi ulteriori, che aggraverebbero la condizione, almeno nelle settimane immediatamente successive all'infortunio.

Inoltre, per mascherare il dolore, si consiglia di assumere farmaci antidolorifici per via orale o applicare pomate, gel o creme specifiche per ridurre il dolore.

Dopo la fase acuta, dalla durata di pochi giorni, si passa nella fase subacuta, in cui il muscolo deve essere spostato ed utilizzato, dal momento che il dolore e il gonfiore sono più deboli.

La fase successiva, di rimodellamento, può durare fino a 6 settimane a seguito della lesione, in base chiaramente all'intensità dello strappo: si raccomanda di allungare il muscolo più volte al giorno, senza eccedere con l'esercizio.

Nelle fasi successive, il paziente è in grado di muovere il muscolo senza sentire dolore: si raccomanda di tonificare il muscolo e di praticare esercizio fisico, evitando gli eccessi.

Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia contro gli strappi muscolari, ed alcuni esempi di specialità farmacologiche; spetta al medico scegliere il principio attivo e la posologia più indicati per il paziente, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute del malato ed alla sua risposta alla cura:

- KETOPROFENE (es. Fastum, Ketoprofene, Steofen): disponibile sottoforma di creme o pomate da applicare direttamente sulla zona interessata dallo strappo muscolare (farmaco ad applicazione topica) o come compresse da assumere per bocca (azione sistemica). Sottoforma di crema o gel, si raccomanda di applicare un sottile strato di prodotto direttamente sulla zona lesa, due volte al giorno, previa accurata pulizia ed asciugatura della zona. La posologia di assunzione del farmaco nel controllo del dolore associato agli strappi muscolari suggerisce di assumere 25-50 mg ogni 6-8 ore. Non superare i 75 mg per dose.

- DICLOFENAC (es. Voltaren): disponibile sottoforma di gel, compresse gastro-resistenti, supposte o soluzione iniettabile. Per il farmaco ad applicazione topica, si raccomanda di spalmare uno strato di crema nell'area coinvolta dalla lesione muscolare due volte al giorno. Per le compresse, assumere 50 mg di farmaco per 3 volte al dì; in alcuni pazienti, è necessaria una dose iniziale di 100 mg, per poi passare a 50 mg. Dopo il primo giorno, la dose totale giornaliera non deve superare i 150 mg.

- NAPROXENE (es. Aleve, Naprosyn, Prexan, Naprius): si raccomanda di assumere il farmaco alla posologia di 550 mg, per via orale, una volta al giorno, seguiti da 550 mg di attivo ogni 12 ore; in alternativa, assumere 275 mg di naproxene ogni 6-8 ore, al bisogno. Non superare i 1100 mg al giorno.

- IBUPROFENE (es. Brufen, Moment): il farmaco riduce la sensazione dolorosa a livello muscolare e favorisce la capacità di movimento. Per alleggerire il dolore associato allo strappo muscolare, si raccomanda di assumere una dose di farmaco variabile da 200 a 400 mg, per via orale, ogni 4-6 ore, al bisogno. Non superare i 400 mg per dose. In alcuni casi, dove lo strappo muscolare crea dolore intenso, è possibile assumere il farmaco per via endovenosa (es. Pedea), alla posologia indicativa di 400-800 mg nell'arco di 30 minuti, ogni 6 ore, al bisogno.

- SUXAMETONIO cloruro (es. Myotenlis): farmaco miorilassante (ad azione periferica) di seconda scelta utilizzato per la cura degli strappi muscolari. Il farmaco va iniettato direttamente nella lesione.

- TIOCOLCHICOSIDE (es. Muscoril): trattasi di un farmaco miorilassante muscolare con effetto antinfiammatorio ed analgesico. Il principio attivo è reperibile come soluzione iniettabile (4mg/2ml). Il medico provvederà ad iniettare il farmaco, due volte al giorno nelle prime 24 ore.
 
Gli strappi muscolari di media e grave entità richiedono, oltre al trattamento con i farmaci antidolorifici, anche l'associazione di altre terapie non farmacologiche (es. fisioterapia, massoterapia ecc.) utili per ripristinare la funzione muscolare in tempi ristretti.

STIRAMENTO MUSCOLARE

Lo stiramento muscolare è dovuto ad una sovradistensione di singole fibre, per cui la struttura del muscolo rimane conservata nella sua continuità (muscolo che si allunga). La lesione si evidenzia con un DOLORE VIVO, PRURITO, esacerbato della pressione e che scompare con il cessare di questa. Si caratterizza inoltre per un deficit funzionale e per la comparsa successiva di un'ematoma.

Le cause più frequenti di uno stiramento muscolare sono costituite da difetti di coordinazione, carente distensibilità muscolare e tendinea, insufficiente elasticità, contratture e deficienze di vascolarizzazione della muscolatura.

Parimenti hanno importanza l'insufficiente preparazione ed il sovraffaticamento della parte. A tutto ciò bisogna aggiungere anche influenze esterne come pressioni o urti, sovraccarichi con pesi, irregolarità del terreno, freddo, umidità.

FINALITA' TERAPEUTICHE: soppressione del dolore e dell'ematoma, recupero del completo carico di training sportivo.
Immediata immobilizzazione della parte infortunata con una fasciatura compressiva in associazione all'uso di ghiaccio.
Elevazione dell'arto per favorire il circolo refluo. Dopo la scomparsa del gonfiore, applicazione di un bendaggio di protezione.

Lo stiramento, o elongazione muscolare, è una lesione di media entità che altera il normale tono muscolare.
In una scala di ipotetica gravità potremmo collocarla tra la semplice contrattura (aumento involontario e permanente del tono muscolare) e lo strappo (rottura delle fibre muscolari).

Lo stiramento è piuttosto frequente in ambito sportivo ed è causato dall'eccessivo allungamento subito dalle fibre muscolari. Tale stiramento può verificarsi in situazioni diverse per cause diverse.

Tra le più frequenti ricordiamo:

- mancanza di riscaldamento generale e specifico
- preparazione fisica non idonea
- movimenti bruschi e violenti
- problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione
- condizioni ambientali avverse
- microtraumi ripetuti
- abbigliamento e calzature non idonei
- recupero insufficiente dopo un precedente sforzo atletico

Ogni muscolo del corpo possiede dei recettori in grado di trasmettere informazioni sulle sue condizioni al sistema nervoso centrale.
In particolare i fusi neuromuscolari inviano informazioni relative alla velocità e all'entità dello stiramento.
Quando un muscolo si allunga eccessivamente (si tira) anche i fusi (posti in parallelo alle fibre muscolari) si allungano determinando il cosiddetto riflesso da stiramento.
Tale fenomeno causa un'improvvisa contrazione muscolare che si associa ad un contemporaneo rilassamento del muscolo antagonista. Questo meccanismo permette di salvaguardare la struttura muscolare ma in particolari circostanze (affaticamento) può risultare insufficiente predisponendo l'atleta allo stiramento muscolare.

I SINTOMI

A differenza della contrattura che causa un dolore modesto e diffuso, nello stiramento muscolare si avverte un dolore acuto ed improvviso a cui segue spasmo muscolare. Tuttavia in molti casi il dolore è sopportabile e normalmente non impedisce il proseguimento dell'attività.
Continuando la pratica sportiva aumenta notevolmente il rischio di aggravare la situazione (strappo muscolare) per cui si consiglia di fermarsi il prima possibile anche se il dolore avvertito è di lieve entità.

COSA FARE

Il riposo è l'unica terapia realmente efficace. L'osservanza di un periodo di stop compreso tra le due e le tre settimane è altresì fondamentale per scongiurare il rischio di eventuali recidive.

Si consiglia l'immediata applicazione del R.I.C.E, il protocollo più accreditato per le lesioni acute. In questa fase gli obiettivi sono: l'immobilizzazione, l'applicazione di un impacco freddo (borsa del ghiaccio o spray) e di un bendaggio compressivo per ridurre l'emorragia e sollecitazioni meccaniche sulla struttura lesa.

La ripresa degli allenamenti sarà graduale con particolare attenzione alla fase di riscaldamento.
Una visita da uno specialista potrebbe evidenziare la necessità di eseguire ulteriori indagini diagnostiche per escludere la presenza di lesioni muscolari. Sempre lo specialista potrebbe prescrivere farmaci antinfiammatori e miorilassanti per accelerare la guarigione. Anche alcune terapie fisiche come la TENS, gli ultrasuoni e la tecarterapia possono ridurre notevolmente i tempi di recupero.

La pratica dello stretching per facilitare il recupero può essere tanto utile quanto pericolosa per cui si consiglia di eseguire tali esercizi sotto la supervisione di personale qualificato.

PREVENIRE LO STIRAMENTO MUSCOLARE E' MEGLIO CHE CURARE

La prevenzione degli infortuni muscolari si attua innanzitutto attraverso l'osservanza di alcune regole fondamentali:

- eseguire sempre un riscaldamento generale e specifico della muscolatura
- assicurarsi di essere nelle condizioni fisiche idonee per sostenere lo sforzo
- valutare attentamente la praticabilità del terreno di gioco
- scegliere abbigliamenti adatti, coprirsi per bene nei mesi invernali e, se necessario, utilizzate pomate specifiche durante la fase di riscaldamento
- eseguire sempre esercizi di allungamento per migliorare l'elasticità e la flessibilità muscolare sia in fase preparatoria che defaticante
- correggere eventuali squilibri muscolari e posturali
- osservare i giusti periodi di riposo SENZA SOTTOVALUTARE L'INSORGENZA DI DOLORE, SIA PUR DI LIEVE ENTITA'


INFIAMMAZIONI MUSCOLARI

I sintomi di un'infiammazione del muscolo sono dati da assorbimento, tumefazione, calore e dolore, oltre che al disturbo della funzione. Le cause più frequenti sono meccaniche, chimiche, climatiche, nervose o dovute a reazioni condizionate da corpi estranei. In campo sportivo prevalgono gli sforzi, gli stiramenti muscolari, i crampi e la carente elasticità della muscolatura. L'atleta avverte un dolore ed una contrattura persistente nella regione infiammata.
La pressione nell'area dolente determina un'esacerbazione di lunga durata del dolore.

Inizio del trattamento immediato, alla comparsa della sintomatologia infiammatoria.
Riposo e posizione elevata della regione colpita. Immobilizzazione e bendaggio.
Il massaggio deve riguardare le regioni non colpite, con esclusione assoluta delle parti lese.

AVVERTENZE PARTICOLARI

L'allenamento dovrebbe essere ripreso solo dopo la scomparsa dell'infiammazione. Provvedendo alla somministrazione di sufficienti liquidi di the e succhi di frutta per incrementare la diuresi e per l'apporto di vitamine, si accelera il processo di guarigione.

Controindicazioni: massaggi locali del muscolo ed appliczioni calde; evitare assolutamente la ripresa precoce dell'allenamento.

CONTRATTURE MUSCOLARI

Le miogelosi, sono caratterizzate da indurimenti circoscritti del muscolo che sono dolenti alla pressione.
(muscolo che si sta contraendo).
Ne esistono di due tipi: il primo viene descritto a forma di cordone, il secondo rotondeggiante o ovaliforme.
La contrattura muscolare rappresenta un indurimento di tutto il muscolo per ristagno di prodotti della fatica.

Ricerche neurofisiologiche, hanno confermato l'esistenza di rapporti fra stati emotivi e tensione muscolare; la tensione emotiva può parimenti portare ad una contrattura muscolare e ad una crisi dolorosa. Sotto narcosi la contrattura si risolve mentre la miogelosi rimane invariata.

Cute e sottocutaneo al di sopra delle aree indurite sono in genere spostabili. Le miogelosi sono avvertibili alla palpazione e mostrano un punto doloroso ben circoscritto evidenziabile con il dito.
Le cause non sono sempre univoche, anche se l'insorgenza è dovuta nella maggior parte dei casi ad un iperlavoro della muscolatura. I muscoli, che quotidianamente compiono lo stesso lavoro, hanno la tendenza alla formazione di tali indurimenti.

Inizio del trattamento, subito dopo la constatazione degli indurimenti o dopo la comparsa della sintomatologia dolorosa.
La base principale del trattamento delle miogelosi è data dal massaggio mirato: impastamenti circoscritti, frizioni e massaggi circolari; il massaggio troppo energico può causare anche tensioni dolorose riflesse che devono essere evitate.
NB) Ogni muscolo contratto si accorcia!
       Ogni muscolo contratto è debole! (di conseguenza un muscolo lungo è forte!)
       Ogni muscolo contratto provoca sofferenza all'articolazione!

SONO A RISCHIO CONTRATTURA PRATICANDO SPORT QUANDO:

  • non c'è un allenamento adeguato

  • non viene eseguita una attività di preriscaldamento sufficiente

  • non ho una postura corretta

  • non ho fatto una sufficiente pausa di recupero tra due allenamenti

  • la mia preparazione fisica non era idonea o sufficiente

  • i miei muscoli sono deboli

  • sono presenti problematiche articolari

  • sono scoordinato nei movimenti

  • ho potenziato i miei allenamenti in maniera non adeguata ed improvvisa

  • vivo una eccessiva tensione emotiva

  • a livello fisico ho subito una distorsione

  • sollevo molti pesi


SONO A RISCHIO CONTRATTURA NON PRATICANDO SPORT QUANDO:

  • conduco una vita sedentaria

  • soffro di obesità

  • sono soggetto a difetti posturali

  • ho gli arti asimmetrici

  • non sono vestito a sufficienza e patisco uno sbalzo termico

  • sono colpito da peritonite, intossicazioni e patologie del sistema nervoso

  • svolgo attività pesanti


CRAMPO

Il crampo muscolare è contrassegnato da un aumento locale di tensione che dà origine ad una contrazione muscolare estremamente dolorosa; può venire eliminato soltanto da un riflesso di tensione. Le cause principali dell'insorgenza di un crampo muscolare sono costituite da sovraccarico o carenza di carico, costrizione delle vie di afflusso a opera di calzature troppo strette, elastici alle calze, carenza di magnesio e/o potassio, ecc.
Anche disturbi su base psicologica (situazione di stress) possono provocare crampi.

Inizio del trattamento immediato all'instaurarsi del crampo.
L'estremità colpita viene portata in posizione distesa e indolore. In caso di grave crampo è necessario il trasporto in barella.
Massaggio leggero nella fase acuta, alternato con distensioni della muscolatura colpita. Particolarmente indicate le manovre di scuotimento.
Molto importante l'applicazione del CALORE per diminuire la tendenza al crampo.

AVVERTENZE PARTICOLARI

Controindicazioni: distensione forzata del muscolo colpito, massaggi violenti, ripresa dell'allenamento o della gara solo dopo completa e persistente risoluzione del crampo
Profilassi: tenere calda la muscolatura in allenamento ed in gara, riscaldamento efficiente e ginnastica adatta, con esercizi di rilassamento oltre a tecniche congrue di massaggio; assunzione di preparati salini e di elettroliti (sodio, potassio, calcio, cloro).

DITO INSACCATO

Un dito insaccato provoca dolori articolari e gonfiore intorno alle nocche.

Si tratta di una patologia molto comune tra gli sportivi, causata da una lesione da impatto, un pallone da pallavolo, ad esempio, che sbatte con forza contro un dito teso, quasi sicuramente provocherà un dito insaccato. Vediamo come curarlo affidandosi a delle semplici tecniche di primo soccorso.

Un dito insaccato provocherà dolore e gonfiore, ma dovrebbe permetterti di muovere il dito quasi normalmente. Se ogni tentativo di movimento ti provoca dolori acuti, potresti avere un osso rotto.
In questo caso rivolgiti ad un medico perché non sarà possibile curarlo nel modo appropriato con dei rimedi casalinghi.

Prendi un medicinale a base di ibuprofene.Ti aiuterà in due differenti modi: riducendo il dolore e mitigando il gonfiore e l'infiammazione.

Tieni il dito malato il più possibile a riposo. Non sottoponendolo a continua tensione guarirà più velocemente. Se ti sei insaccato il dito facendo sport, evita di riprendere l'attività fino alla completa guarigione. Un'attività faticosa aggraverà la lesione e prolungherà la malattia.

Applica del ghiaccio. Il freddo riduce l'infiammazione e, di conseguenza, il gonfiore. Inoltre può alleviare il dolore. Durante il primo giorno applica il ghiaccio in un asciugamano, anziché posizionarlo direttamente sulla pelle, eviterai spiacevoli scottature da freddo.

Attacca il dito ferito a quello adiacente con del nastro medico adesivo. Il dito sano sosterrà quello insaccato e impedirà che si muova in modo eccessivo, prevenendo l'aggravarsi della lesione. Se preferisci aggiungi alla steccatura un bastoncino in legno, come quello dei ghiaccioli.
Solleva il dito insaccato ogni volta che puoi. Tienilo più tempo possibile sopra al livello del cuore.

Il flusso sanguigno nella zona lesionata aumenterà, favorendo l'eliminazione delle tossine ed il processo di guarigione. Appoggia la mano su un mobile alto mentre sei seduto o sdraiato.
Quando il dolore ed il gonfiore si saranno attenuati rimuovi il nastro adesivo. Dopo qualche giorno la lesione sarà quasi completamente guarita. Rimuovi la steccatura per ripristinare il tuo normale grado motorio, evita comunque un'attività eccessiva, fino a quando il dito non sarà tornato completamente sano.

Metti in pratica il metodo "RICE" per prenderti cura del tuo dito insaccato. Il metodo R.I.C.E. si applica come primo intervento in situazioni di lesioni acute dei tessuti molli (tendini, muscoli, legamenti) e, come indicato nell'articolo, prevede RIPOSO-GHIACCIO-COMPRESSIONE-ELEVAZIONE.

 
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